La Patagonia ti assorbe

Eccoci arrivati all’ultimo giorno in Puerto Piramides. Sono un po’ triste. Non vorrei andarmene proprio ora che ho trovato il mio alimentari di fiducia. Non l’ho detto, ma per me, che amo sperimentare le cucine dei posti in cui vado, l’Argentina all’inizio ha regalato brutte sorprese. Ormai ho aggiustato la mia dieta. Carne, carne, carne, un po’ di pesce solo dove ne vale la pena, riso con quei pochi vegetali che passa la casa e tanta frutta secca. Frutta e verdura non sono il top qui. Ne sono sorpresa inizialmente, con tutti questi potenziali campi!? Ma poi comprendo a forza di parlare con i locali. Lo sfruttamento territoriale e la privatizzazione delle riserve naturali, in Patagonia, sono argomenti molto importanti, la coscienza sociale è molto forte. Nulla è tabù, si parla di tutto e la propaganda politico/sociale è su tutti i muri. Mi piace cercare di capire come vive la gente dei posti che visito. Anche l’Argentina è piena di contraddizioni, come dicono loro, per vivere bene, bisogna vivere nell’illegalità, anche perché, apparentemente, la legalità non esiste. Per non parlare appunto delle zone ventose e desertiche, cosa ci vuoi coltivare?

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Ma qui parliamo di viaggi.
Per il mio ultimo giorno sulla penisola Valdes decido di andare a piedi a punta Piramides. 10 km di andata e ritorno nel deserto. L’ufficio informazioni turistiche mi dice che è tranquillo, posso andare a piedi. Ci sono solo degli animali selvatici piccolini nel tragitto che non mi terranno nemmeno in considerazione. Ok. Avviamoci. Dopo un sentierino laterale, finisco sulla strada principale, mi dicono. C’è sabbia. Un bel po’. Ovunque. È il vento? Certo, siamo in Patagonia, ma io gioisco pensando che prima di partire ho avuto la geniale idea di prendere occhiali da sole a mascherina, utilissimi col vento e la sabbia, un must! Vento non ti temo. Arrivo alla strada principale, sabbia pure quella. Il paesaggio è spettacolare. Tutto giallo intorno a me ed ammiro scorci di panorama mozzafiato di Puerto Piramides e il mare azzurro blu che la bagna. Dopo 40 min di cammino mi sento anche io “alla milanese” impanata e fritta anche un po’. Ma sono contenta. In distanza, alla sommità della collina, vedo planare 2 stupendi avvoltoi, tiro fuori la macchina fotografica, wow, sembrano così vicini…ma dove sono!? Vabbè, proseguiamo. Non faccio neanche 2 passi che vedo alla mia destra un’ombra lunga almeno 2 metri e mezzo, ali spiegate, se avessi tempo potrei contarne le piume. Tempo non ne ho, una frazione di secondo, alzo lo sguardo al cielo. Mamma che cosa enorme! Prendo una fuga a gambe levate e nel giro di 2 minuti arrivo alla libreria di punta Piramides… sì ho fatto quasi un chilometro in 2 minuti. Lo so che gli avvoltoi non aggrediscono, magari, mi seguiva solo in caso fossi morta da lì a poco, ma era enorme!
Tutta trafelata, sudata e assetata, mi rilasso un po’ e guardo i leoni marini. Lo so, lì ho visti ieri, ma che ci posso fare? Sono stupendi, e poi quando mi ricapita. Stare lì ad ascoltare il suono della natura e degli animali selvatici nel loro habitat è impagabile. Mi allontano, faccio pranzo. Secondo round. Sto ancora un po’ coi leoni marini, ho la macchina fotografica in mano ma non faccio molte foto. Vedo una cosa piccola e bianca a terra, cos’è? Un cucciolo Albino! Che cosa preziosa e rara… Sta 3 secondi al sole, poi scappa in ombra, ma io senza volerlo, dall’emozione, premo sul pulsante della macchina fotografica e lo immortalo. Sto ancora un po’, non me ne vorrei andare. Ma alla fine mi decido.

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Fa caldissimo e sono combattuta:chiedo un passaggio per tornare indietro? Gli avvoltoi sorvolano la collina. Vado dal Guardia fauna: “scusi, hmmm, sa, i 2 avvoltoi lì su, sono pericolosi, sono quasi sicura che mentre camminavo per venire, uno dei 2 mi aveva puntata, guardi, lo so che mangiano solo carcasse di piccoli animali morti, ma forse erano interessati al mio pane e salame…-” la tipa, mi guarda, scoppia a ridere e mi mostra un libro con le figure, come quello per i bambini. “Ecco sono quelli gli animali a cui gli avvoltoi sono interessati, non a te”, mi dice , “vai vai, tranquilla, volano lì perché vivono lì”. Mi imbarazzo, sorrido e riparto. Il passo è veloce e comunque sulla parte più alta della collina butto un occhio perplesso al cielo, ma è tardi pomeriggio, hanno mangiato e non sono in cerca… o forse hanno capito che il panino nello zaino non c’è più. In 40 minuti sono di nuovo a Puerto Piramides, un bagno in mare, un birra e l’ultimo cena local.

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Sono orgogliosa e soddisfatta di me. È incredibile come a volte viviamo in città enormi e pericolosissime e ci spaventiamo di fronte alla natura. Il giorno dopo saluto la penisola.
Puerto Madryn? Che ci faccio qui? Spiagge piene di gente e caos. Wow. Solo un giorno e mezzo e poi via verso perito Moreno. Ma che faccio qui? Decido per una passeggiata in bicicletta verso punta Loma. Ormai il mio amore per i lobos è risaputo. 15 chilometri lungo la costa, penso, o così mi dicono, ma senza specificare che gli ultimi 5 sono sulla sterrata…o meglio sulla insabbiata. Il caldo è tanto e pedalare contro vento è una prova di forza. Vittoria, ce l’ho fatta! Incontro sul posto alcuni turisti del mio ostello che hanno deciso di avventurarsi, come come me, in questa impresa ardita. Ci guardiamo, sudati, insabbiati, ma contenti.

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Di nuovo, un panorama impagabile. La vista delle spiagge del porto. Penso alle 3 donne argentine che ho incontrato in strada mentre andavo e sorrido. Loro se la sono fatta a piedi da Puerto Madryn e ora tomano il mate su una spiaggetta limitrofa. Mi fermo per il pranzo e stavolta sono sempre più convinta che dovrei chiedere un passaggio per tornare alla base. Neanche a farlo apposta, comincio a familiarizzare la guardia fauna, si avvicina un signore argentino sulla 60ina, “ah, italiana! Ho portato qui 2 italiani col mio pick up” (hmmm, pick up! Penso…) “Fa molto caldo, se vuoi possiamo chiedere loro di portarti con noi al ritorno, possiamo caricare la bici sul pick up”.. ok, non ho dovuto neanche chiedere. Esito un momento, ma poi ringrazio e accetto l’offerta, ma solo per i 5 km di strada insabbiata.

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I 2 italiani sono gentili, aristocratici, ma mi mettono la bici sul pick up. Sono qui per affari. Amerigo, l’argentino, si ferma in continuazione per farmi ammirare i falchi, le colline di sabbia, il mare, mi fa mangiare anche le bacche di pikijin, sicuro l’ho scritto male, ma vi assicuro che sono buonissime. La conversazione e la compagnia sono interessati, mi invitano a prendere il tè a Gaiman, dove era stata Lady D. Vorrei, ma penso sia meglio farmi una passeggiata in spiaggia, un bagno in mare e una doccia prima di andare a prendere il bus notturno per Perito Moreno. Così li ringrazio e saluto.
Malgrado il tour , riesco ad arrivare in ostello prima dei miei compagni di bicicletta. Francesi, non nascondono una certa gelosia al mio racconto. E si riparte per una nuova destinazione.

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